La Parodontologia si occupa dello studio delle malattie e condizioni dei tessuti parodontali, ossia i tessuti di sostegno del dente, e dei tessuti peri-implantari, ossia i tessuti di sostegno dell’impianto.
La malattia parodontale, o parodontite, è una patologia infiammatoria multifattoriale di origine batterica, che porta a una progressiva perdita dei tessuti di sostegno del dente.
Per manifestarsi, oltre alla presenza di specifici agenti batterici che colonizzano la placca sottogengivale, è necessaria la presenza di altri fattori, alcuni controllabili dal paziente (come il fumo di sigaretta, la dieta, la scarsa igiene orale) e altri invece “non modificabili”, come la predisposizione familiare o altre condizioni sistemiche (come il diabete).
La malattia parodontale è una patologia multifattoriale che vede nella presenza dei batteri un elemento necessario ma non sufficiente al suo sviluppo.
Tale patologia è la conseguenza dell’interazione tra microorganismi patogeni, fattori genetici, risposte immunitaria dell’ospite, fattori ambientali locali (come ad esempio igiene orale, fumo di sigaretta) e fattori sistemici (diabete).
Essa colpisce il parodonto rappresentato dalla gengiva, dal legamento parodontale, dal cemento radicolare e dall’osso alveolare un insieme di strutture che sostengono il dente.
Rappresenta una patologia cronica a elevata incidenza essendo presente nel 30-40% della popolazione italiana e in forme gravi nel 10-15% in linea con le medie europee.
Esistono diverse forme:
la gengivite è una malattia infiammatoria reversibile che colpisce i tessuti superficiali limitandosi alla gengiva. La parodontite è una malattia irreversibile che colpisce i tessuti profondi e si manifesta con aumento della profondità del solco gengivale che identifica le tasche parodontali, la perdita di attacco clinico, il riassorbimento osseo.
La malattia parodontale si accompagna ad una sintomatologia limitata e quindi può insorgere e progredire in maniera silente. Per questo motivo è fondamentale sottoporsi regolarmente a visite di controllo in cui il professionista è in grado di porre diagnosi precoce evitando l’insorgenza di sintomi tipici della malattia avanzata, quale la mobilità dentale.
Solitamente i principali segnali che possono far sospettare la presenza della malattia: gengive arrossate che sanguinano spazzolando i denti o spontaneamente, presenza di gengive retratte diffuse a tutta la bocca o su alcuni denti.
Già in prima visita attraverso un semplice e rapido test di screening definito PSR è possibile riconoscere la presenza della malattia e l’entità della stessa e impostare le ulteriori fasi diagnostiche e terapeutiche.
L’approfondimento diagnostico d’elezione è rappresentato dal sondaggio parodontale che consiste nella misurazione della profondità del solco gengivale che è lo spazio presente tra il dente e la gengiva.
Ci avvaliamo di software dedicati che ci consentono di raccogliere tutti i parametri parodontali (profondità di sondaggio, entità delle recessioni, perdita di attacco clinico, indice di placca, indice di sanguinamento) costituendo un elemento imprescindibile di confronto durante tutte le fasi di terapia e a medio lungo termine nella fase di mantenimento per monitorare la stabilità della clinica.
Siamo in grado inoltre attraverso un diagramma funzionale che analizza diversi fattori del paziente di distinguere i vari livelli di rischio (basso, moderato alto).
Uno degli esami diagnostici principali per valutare la condizione dei tessuti parodontali e lo stato di salute delle gengive è il sondaggio parodontale.
Il sondaggio parodontale serve a verificare la presenza e l’eventuale localizzazione delle tasche parodontali, principale segno clinico della malattia parodontale, una volta comunemente chiamata piorrea, che può colpire sia i denti sia gli impianti.
Questo esame viene eseguito attraverso uno strumento graduato che si chiama sonda parodontale con il quale si misura la profondità del solco gengivale presente attorno a tutto il dente.
In condizioni di salute il solco gengivale misura fino a 4mm; dai 5 mm in poi siamo in presenza di una tasca parodontale.
Attraverso un software dedicato è possibile registrare in una sorta di “mappa” una serie di indici che ci permettono di valutare la condizione generale del cavo orale.
Infatti è possibile rilevare oltre alla profondità di tasca l’indice di placca, un parametro oggettivo che riflette la compliance e il grado di igiene orale mantenuto, e indica un buon controllo di placca da parte del paziente quando risulta essere inferiore al 25%, l’indice di sanguinamento che indica il grado di infiammazione gengivale, e anch’esso dovrebbe risultare inferiore al 20%.
Durante la registrazione di questo esame vengono anche misurati le recessioni, il grado di compromissione delle forcazioni e quello di mobilità di ogni elemento.
Il sondaggio è uno degli esami più importanti per valutare e soprattutto monitorare lo stato gengivale, la registrazione di questi valori è fondamentale per poter confrontare nel tempo il mantenimento di una data condizione o valutarne un eventuale peggioramento, identificando in maniera esatta e precisa dove questo è avvenuto e con quale gravità.
E’ consigliabile eseguire tale esame una volta all’anno in pazienti affetti da parodontite moderata e grave che non hanno effettuato terapia chirurgica o che sono in terapia di mantenimento, e una volta ogni 2 anni in pazienti con gengivite o parodontite lieve.
La terapia parodontale è volta a prevenire la malattia, o nel caso sia presente, di arrestarne la progressione o ridurre l’insorgenza delle recidive.
La terapia si divide in chirurgica e non chirurgica.
La terapia non chirurgica è rivolta da un lato alla rimozione dei microorganismi responsabili e dall’altro nell’influenzare le variabili ambientali (igiene orale e fumo) e sistemiche (controllo del diabete) che costituiscono fattori di rischio noti.
La rimozione dei microorganismi avviene attraverso il controllo della placca batterica. Essa è costituita da un biofilm che è l’insieme di varie specie microbiche aggregate le une alle altre. Esse aderiscono attraverso delle proteine salivari alla superficie del dente.
La placca che si calcifica viene definita tartaro, che è un deposito mineralizzato fortemente adeso al dente che facilita l’ulteriore colonizzazione batterica.
Al paziente è deputato il compito di controllare la placca sopragengivale attraverso l’igiene orale domiciliare. Il professionista deve istruire in tal senso il paziente stesso, personalizzando le tecniche d’igiene da applicare e avvalendosi di sistemi di verifica e costanti rinforzi motivazionali.
Il professionista deve inoltre effettuare un controllo sottogengivale della placca attraverso una terapia meccanica volta a eliminare i depositi presenti sulla superficie dentale.
Ci avvaliamo di una terapia combinata attraverso strumenti manuali (curette) e strumenti meccanici (sonici e ultrasonici) con le quali vengono rimossi i depositi duri e molli lasciando la superficie radicolare pulita e liscia.
La terapia ha come obiettivo finale la risoluzione, o quantomeno la riduzione del processo infiammatorio. Tale evento consisterà nella riduzione del sanguinamento al sondaggio, della profondità di sondaggio (tasche) e nel miglioramento del livello di attacco clinico.
Ancora una volta l’alleanza medico-paziente gioca un ruolo fondamentale, in quanto è dimostrato da una letteratura scientifica decennale che solo attraverso un sinergico controllo di placca ambulatoriale e domiciliare possono essere ottenuti buoni risultati e mantenuti nel tempo.
La terapia chirurgica parodontale costituisce un elemento aggiuntivo alla terapia meccanica non chirurgica, ed ha come finalità il ripristino di una morfologia gengivale, ossea e dentale atta a facilitare l’igiene orale domiciliare.
Essa agisce sugli esiti della malattia parodontale ed avviene, in termini temporali, dopo la terapia meccanica, la quale deve assicurare una completa risoluzione del quadro infiammatorio.
I risultati che deve garantire la terapia chirurgica sono: la riduzione della profondità di sondaggio (tasche) con modificazioni del livello di attacco clinico e la recessione del margine gengivale.
Esistono diverse tecniche chirurgiche:
La chirurgia conservativa “chirurgia di accesso” che non è altro che l’apertura della gengiva e la strumentazione meccanica a cielo aperto della superficie radicolare.
La chirurgica resettiva, che mira a eliminare fisicamente la tasca attraverso la resezione di tessuti molli e duri e la creazione di una nuova architettura ossea e gengivale.
La chirurgia rigenerativa, che si può applicare solo in determinate situazioni, attraverso la quale ottenere un guadagno di tessuto di supporto.
La chirurgia plastica parodontale, finalizzata a correggere le alterazioni dei tessuti molli; l’esempio classico è la copertura radicolare di un dente che presenta una recessione gengivale.
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